Caldara - XIX sec. Quadro di p. Modestino di Gesù e Maria |
A
20 anni dalla beatificazione. Grazie ai numerosi contributi della
ricerca agiografica e della varia narrazione della sua vita, si può
avere un buon quadro della figura di padre Modestino di Gesù e
Maria, francescano frattese vissuto nella prima metà del XIX secolo.
Negli anni precedenti e nel periodo della beatificazione si era già
consolidata una cospicua produzione letteraria, ed oggi navigando per
la rete informatica si possono incontrare portali interessanti e
leggere pagine che consentono l'approfondimento ulteriore della
conoscenza e della celebrazione del beato. Ci si può imbattere in un
portale interamente dedicato della Pro Loco del paese natio, in una
scheda su Santi e Beati e su Wikipedia con i principali riferimenti
iconografici e bibliografici, in una pagina dedicata sul
social-network fb, in Atti di Convegni ed articoli e saggi pubblicati
dall'Istituto di Studi Atellani e sulla Rassegna Storica dei Comuni,
in tanti altri e spontanei contributi che fanno riferimento alle
storie del francescanesimo in Campania. In questi luoghi letterari
recenti qualche significativo contributo di ricerca e di narrazione è
umilmente dato anche dal sottoscritto.
Ripropongo
per Via Francescana qualche tratto della figura del beato Modestino,
per condividerlo in occasione della memoria liturgica del 24 luglio,
ed in vista del grande evento di religiosità e di devozione che si
legherà ad ottobre prossimo con la Translatio del corpo del Beato
Modestino dalla Chiesa di Santa Maria della Sanità di Napoli alla
Chiesa di Santa Caterina e San Pasquale di Grumo Nevano.
La
leggenda popolare. In giro per la città natale, Frattamaggiore,
nei luoghi che lo hanno visto presente in vita, dopo la sua morte e
dopo l'avvio a Roma, alla fine dell'800, del lungo processo di
beatificazione, di Padre Modestino di Gesù e Maria era rimasto il
ricordo popolare, la leggenda umile che si trasmetteva dal nonno al
nipote nel racconto fantastico. Si narra, egli era apparso al
vecchietto alle prese con un cero da accendere dinanzi all'edicola
della Madonna, all'angolo della via del quartiere paesano. L'edicola
era posta troppo in alto e il monaco francescano, nel quale il
vecchietto riconobbe poi con meraviglia il Beato, si offrì egli di
porgere l'omaggio all'effige; e si sollevò levitando fino a
raggiungerne l'altezza. "Questo monaco è
miracoloso" raccontava il nonno ad un amico mio,
mostrandogli il quadretto del Beato compunto davanti al crocifisso al
riflesso della teca della Madonna del Buon Consiglio e
con l'indice tra le pagine del Salterio.
Di
altri incontri incoraggianti e di apparizioni miracolose, di aiuti
alla vita nascente e di consolazioni nelle afflizioni, si narra
ancora di questo frate, al quale la devozione tributava sicuri onori.
Oggi molti ricordano i luoghi dell'infanzia e la casa dei nonni,
ritornando al tempo in cui non esistevano le moderne periferie; e
ricordano gli unici grandi vani domestici, le suppellettili
frammischiate ai letti altissimi e ai mobili ingombranti; e
l'altarino casalingo e il comodino con su di essi, tra il lume e il
ricordo dei cari e dei santi, il quadretto di Padre Modestino.
Oggi
si cerca anche di riscoprire il sito della casa natale, rifusa
nell'antico reticolo paesano e che, in forza di un vecchio documento
parrocchiale, si può individuare in un luogo della via sorta in
epoca aragonese a ridosso della Chiazza 'o Vicario: Via dei
Sambuci, o dei Samuci nelle prime menzioni, che
attualmente corrisponde a Via Riscatto; una via ricca di
storia, di leggende e di edicole votive. Oggi, a qualche anno dalla
beatificazione, il processo ufficiale e la letteratura storica hanno
recuperato del Beato ormai gli aspetti essenziali della sua vicenda
terrena e della sua santità, e si è avviata la ricerca della
casistica che configura la sua leggenda popolare e i suoi Fioretti;
sulla scia della più genuina tradizione francescana e della relativa
aura spirituale ed edificante che non è mai mancata per Padre
Modestino nella devozione popolare.
Egli
è stato solennemente beatificato il 29 gennaio del 1995 in Piazza
San Pietro dal papa beato Giovanni Paolo II, ed è stata splendida
festa di Chiesa e di popolo, prima e dopo questa data. L'impegno
della Diocesi, la Missione francescana, lo spirito assisano, il
fervore delle iniziative, i gruppi sorti, sono divenuti realtà
continua, riferimenti culturali e devozionali di forte espressione.
La
bibliografia sul Beato ed il prodotto pubblicistico sono diventati
abbondanti e qualificanti. Molti autori si sono cimentati nella
ricerca e nella ufficializzazione delle loro considerazioni.
Celebrazioni e solennità si sono susseguite con enfasi ed umiltà,
coinvolgendo le strutture religiose e quelle civili. Il Beato Padre
Modestino di Gesù e Maria fa ormai parte del patrimonio locale ed è
divenuto un modello irrinunciabile.
Reliquie di padre Modestino |
Modello
locale della santità francescana. Padre
Modestino è entrato nella spiritualità del popolo, rinnovandone
aspetti antiquati ed inserendovi fermenti nuovi. Il suo nome viene
celebrato, a partire dal 1995, ogni anno al 24 di Luglio,
anniversario della sua dipartita terrena e dies
natalis nella
Comunione dei Santi.
La
via francescana alla santità passa anche per la nostra terra, e ne è
cosciente l'intera Diocesi di Aversa, la quale celebra in Padre
Modestino di Gesù e Maria il primo Beato locale.
La
santità non è mai una esperienza isolata: il santo è molte volte
l'interprete e l'eroe che dà senso agli sforzi e alle esperienze di
molti, in un rapporto di valorizzazione reciproca, nella
sperimentazione del sacro e nella testimonianza della presenza di Dio
tra gli uomini.
Nello
specifico della storia frattese il francescanesimo ha ricevuto molte
e notevoli testimonianze: padre Domenico, guardiano cappuccino
predicatore e quaresimalista, vissuto tra il XVI e il XVII secolo;
padre Pietro, che nel 1738 fu Custode della Provincia Riformata;
padre Angelo, che nel 1769 fu Visitatore Generale della Provincia di
San Bernardino e degli Abruzzi; padre Giuseppe, altro cappuccino
predicatore e quaresimalista morto nel 1782; il venerabile frate
Michelangelo di San Francesco (1740-1800), che fu laico professo in
odore di santità; padre Angelo (1772-1839), che fu Ministro
Provinciale; padre Giuseppe Arcangelo (1775-1846), che fu Ministro
Provinciale; padre Giovanni Russo (1831-1924), che fu missionario per
56 anni in Albania; padre Modestino Del Prete (1884-1942); il servo
di Dio padre Sossio Del Prete (1885-1952), che fu fondatore delle
Piccole Ancelle di Cristo Re; padre Giuseppe Maria De Francesco,
agiografo scrittore e bibliotecario; padre Serafino Pezzullo; frate
Benigno Vergara...
Fin
dall’infanzia il percorso spirituale del beato Modestino di Gesù e
Maria si è svolto nel segno tipico della devozione popolare della
sua comunità paesana.
La
chiesa frattese dell’inizio dell’ 800 ha vissuto importanti
esperienze di fede e di storia. Nel Maggio del 1807 furono
solennemente traslate nel tempio cittadino le spoglie del martire San
Sossio e dell’abate San Severino. La presenza delle reliquie di San
Sossio in Frattamaggiore significò il ricongiungimento fisico della
città, fondata dai profughi di Miseno nel IX secolo, con il suo
santo patrono, il quale della stessa Miseno era stato diacono nel IV
secolo.
Il
beato padre Modestino, al secolo Domenico Nicola Mazzarella figlio di
artigiani funai, aveva circa 5 anni quando vide la via principale
riempirsi delle torme festanti, delle processioni popolari, del clero
numeroso, del clamore devoto suscitato dalla novità del santo che
ritornava alla sua gente.
Giovanissimo,
egli visse le auree mistiche della preghiera contemplativa e
partecipò alle celebrazioni liturgiche che si svolgevano nel tempio
sansossiano. Volle poi, con animo popolare, fare sua la devozione
alla Madonna del Buon Consiglio, che in Frattamaggiore era
stata istituita dai Prelati di casa Lupoli con un altare nella chiesa
dell’Annunziata e con una chiesa gentilizia posta accanto
all’Istituto Ritiro retto con la Regola di sant’Alfonso.
L’animo
contemplativo e l’animo popolare fecero di lui un vero uomo del
sacro e della santità, vicino a Dio del quale divenne umile
strumento nella preghiera e nella guida religiosa, e vicino alla
gente che aiutò e servì con spirito paterno e nella carità.
Le
lotte e le sofferenze sostenute per la sua vocazione furono immani; e
santamente egli affrontò l’arduo percorso formativo, totalmente
affidato alla Provvidenza di Dio, che lo vide studiare prima nel
seminario diocesano, in un clima a lui avverso e pieno di pregiudizi,
e poi operare nella rigida diaspora francescana dei conventi
alcantarini dell’area campana.
Fu
poi il suo un cammino originale, di guida sacerdotale e monastica,
nella spiritualità e nelle grandi esperienze epocali della prima
metà dell’800 napoletano, che lo portò a riproporre il binomio
mistico e popolare della sua religiosità e del suo insegnamento nei
rapporti con la gente, con i poveri e con i nobili ricchi, con le
gerarchie, con i regnanti e con il papa.
La
beatificazione di Padre Modestino di Gesù e Maria, avvenuta nel
1995, ci dona l’icona di un santo sperimentato che, alla fine della
sua esistenza, si volle immolare con la preghiera e con la sofferenza
personale per la salvezza del popolo napoletano dall’epidemia
colerica del 1854.
E’
il riferimento ai canoni della santità universale, quelli che la
Chiesa riconosce riconoscendo il segno di Cristo nei suoi santi, che
ha portato agli altari il beato Modestino: un sacerdote vissuto
nell’ordine di san Francesco d’Assisi e che ha rappresentato il
volto santo e popolare della Chiesa nella Napoli della metà del XIX
secolo e che fa ancora sperimentare la sua intercessione presso Dio.
Padre
Modestino pervenne alla scelta francescana perché la intravide come
manifestazione di una vocazione sorta nella povertà e nel servizio
di Dio fin dalla fanciullezza.
Modestino
di Gesù e Maria: Domenico Nicola Mazzarella scelse questo nome
al noviziato francescano di Piedimonte Matese nel 1822 per esprimere
l’umiltà e la semplicità della sua persona, per onorare il nome e
la memoria di un francescano suo padre spirituale, per esprimere la
sua dedizione al Maestro e alla sua Madre Santa, nello spirito del
recupero del contesto comunitario che stava all’origine della sua
vocazione religiosa.
Il
suo motto, apposto su tutte le sue lettere e ricordato in ogni saluto
e circostanza di dialogo, recitava con qualche variante introduttiva:
Lodiamo
sempre insieme col Figlio la dolce Madre del Buon Consiglio.
Con
l’immagine della Madonna del Buon Consiglio, portata in una teca
insieme con il crocifisso, egli si recava in ogni casa ed operava
ogni benedizione. In questo modo egli portò sempre con sé
quella immagine mariana a cui aveva rivolto fin da giovane, nel suo
paese, la sua devozione.
Lapide commemorativa nella Basilica Pontificia di San Sossio - Frattamaggiore |
Cenni
biografici. Ultimo di sei figli del funaio Nicola e della
casalinga tessitrice di canapa Teresa Esposito, nacque il 5 settembre
1802 e al fonte battesimale di San Sossio gli fu imposto il nome di
Domenico Nicola. Aveva circa 5 anni quando vide la via principale del
paese riempirsi delle torme festanti e del clamore suscitato dalla
traslazione dei Santi Sossio e Severino dal monastero napoletano alla
chiesa patronale frattese. Fu talmente impressionato da quell’evento
che iniziò subito a manifestare e a vivere il suo attaccamento per
le cose della Chiesa. Partecipò con entusiasmo alla scuola
parrocchiale e visitò quotidianamente l’effigie della Madonna del
Buon Consiglio. Durante una celebrazione fu notato dal vescovo di
Aversa Mons. Agostino Tommasi, in visita alla chiesa frattese, il
quale gli propose di entrare in seminario accogliendolo gratuitamente
ed impiegandolo come inserviente del Capitolo della Cattedrale. Aveva
16 anni.
Svolse
i suoi studi in Seminario con umiltà e zelo, ma contro di lui si
andò formando un clima contrastato e pieno di pregiudizi a causa
dell’incomprensione di superiori e di seminaristi che continuamente
lo emarginavano considerandolo un favorito del vescovo.
Morto
il vescovo Tommasi nel 1821, povero di mezzi per continuare a
studiare in collegio, egli si ritrovò nel vivere religioso del
proprio paese con un impegno personale eccezionale, che aveva del
meraviglioso agli occhi della gente. Fu allora che sperimentò la
devozione che aveva al centro l'amore per l'effigie della Madonna del
Buon Consiglio. Nel 1822 frequentò il convento francescano
alcantarino di Grumo Nevano intitolato a Santa Caterina e a San
Pasquale. In quel luogo egli sperimentò la guida spirituale di frate
Modestino di Gesù e Maria da Ischia, il quale lo avviò alla
conoscenza delle glorie francescane. Il giovane maturò così la
scelta francescanae, ormai ventenne, fu ammesso al convento di Santa
Lucia del Monte con l'interessamento di Carlo Rossi, gentiluomo
dell'epoca.
Effige frattese della Madonna del Buon Consiglio |
Il
3 Novembre del 1822 egli iniziò il noviziato di un anno a Santa
Maria Occorrevole e San Pasquale di Piedimonte Matese, vestendo
l'abito alcantarino e prendendo il nome di Modestino di Gesù e
Maria, in onore del suo maestro grumese morto pochi mesi prima e
prefigurando i caratteri principali della sua personalità religiosa:
testimone di Cristo con l'aiuto di Maria.
Il
sacerdozio fu una tappa naturale, dopo aver vissuto con impegno gli
ordini minori e il diaconato, e gli fu quasi imposto dal Ministro
Generale dell'Ordine, Giovanni da Capistrano, che all'epoca si
trovava a Grumo Nevano ed ebbe occasione di conoscerlo. Dopo gli
studi di teologia egli fu consacrato il 22 Dicembre del 1827 nella
Cattedrale di Aversa dal Vescovo Francesco Saverio Durini; quasi a
sottolineare un felice connubio che ancora oggi è giusto rimarcare,
tra l'esperienza religiosa parrocchiale-diocesana e quella
conventuale, nella formazione della personalità del giovane
Modestino.
Si
avviò, così, a vivere nella rigida diaspora francescana dei
conventi alcantarini dell’area campana. In qualità di frate
francescano sacerdote egli operò soprattutto a Napoli, girando per
vari Conventi, come quelli di San Francesco e San Pasquale di
Marcianise, quello di Portici, per missioni e prediche. Fu Guardiano
a San Pasquale di Pignataro e a Mirabella Eclano.
Il
suo fu un cammino originale, di guida sacerdotale e monastica, di
confessore e predicatore, percorso nella spiritualità e nelle grandi
esperienze epocali della prima metà dell’800 napoletano; un
cammino che lo portò a riproporre sempre il binomio mistico e
popolare della sua religiosità e del suo insegnamento nei rapporti
con la gente, con i poveri e con i nobili ricchi, con le gerarchie,
con i regnanti e con il papa Pio IX di cui era personale confidente.
Godendo
della fiducia del Re di Napoli Ferdinando II che lo ebbe spesso a
corte, padre Modestino fu nominato nel 1853 elemosiniere della
principessa Gianuaria per beneficare i poveri del regno. Lavorò fino
allo stremo per aiutare i napoletani del quartiere della Sanità
durante il colera del 1854, contraendo egli stesso il male e morendo
in concetto di santità, dopo aver fatto oblazione spirituale della
sua vita per il risanamento di Napoli dal morbo.
Virtù
e fama. La sua fu una testimonianza squisitamente religiosa, e in
questa prospettiva egli dava segni di santità e di impegno sincero,
a beneficio di tutti senza esclusione di alcuno.
La
vita di padre Modestino è ricca di episodi, di avvenimenti, di fatti
miracolosi che vengono raccontati nelle varie storie della sua vita e
negli atti del processo di beatificazione. In quei vicoli di Napoli
stretti, negli angusti bassi privi di luce e d’aria ove i miseri
perivano senza alcuna possibilità di aiuto, Padre Modestino era
stato sempre presente, recando l’assistenza che poteva, esortando
alla carità, esponendosi ai gravi pericoli di contagio.
Alla
notizia della sua morte, avvenuta il 24 Luglio del 1854, accorse il
popolo numeroso che, incredulo e speranzoso in un errore, cercava
piangente il suo ultimo contatto e devotamente custodiva le
immaginette della Madre del Buon Consiglio che egli distribuiva. Per
la calca fu necessario l’intervento della forza pubblica e per
avere una sua reliquia qualcuno aveva tentato di smantellare anche il
suo confessionile.
Santa Caterina - Grumo Nevano |
Sepoltura
e culto. La sua tomba, precedentemente situata nelle Catacombe di
San Gaudioso fino al 1901, fu poi posta nella Cappella accanto
all’atrio delle stesse catacombe nella Chiesa di Santa Maria alla
Sanità di Napoli. Da questa sede
partirà
la translatio del corpo del Beato verso il luogo definitivo
dell'Altare dedicatogli dai Francescani nella Chiesa di Santa
Caterina e San Pasquale di Grumo Nevano. La comunità ecclesiale
della sua città natia, Frattamaggiore, che ha già dedicato una
Cappella al Beato nella Basilica di San Sossio, e ove si venera
l'effige antica della Madonna del Buon Consiglio a lui cara, vivrà
momenti importanti di vicinanza e di venerazione delle reliquie in
transito di Padre Modestino.
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