Per
delineare i contenuti e le proposte della Enciclica sulla cura
della casa comune, la Laudato si' emanata il giorno di
Pentecoste del 2015, Papa Francesco ha voluto evidenziare le
ispirazioni francescane che lo hanno accompagnato nella formulazione
e negli orientamenti spirituali del documento. Dallo spunto
introduttivo alla preghiera conclusiva Papa Francesco ha parafrasato
ed amplificato nella sua Enciclica il significato e la
sapienza, il sentimento religioso ed il dovere etico, della
fraternità universale cantata dal Santo di Assisi nella sua lode al
Signore per il dono della terra e della creazione intera.
Il
quadro di analisi e di approfondimento predisposto dal Papa per
delineare la sua proposta della Ecologia Integrale, porta il
segno della spiritualità francescana. Un segno di cui egli si serve
come ausilio per stimolare a livello mondiale il Dialogo, la
Politica, la Giustizia e l'Educazione, sulla salvaguardia
dell'Ambiente e sulla Cura della Casa Comune, della Vita e
della Terra, per il bene delle generazioni future e della storia
umana vissuta nel senso della benedizione di Dio.
Riporto
dalla Laudato si' i testi in cui il Santo Padre fa espresso
riferimento a San Francesco d'Assisi e le due preghiere con cui egli
conclude la sua Enciclica.
Giotto: Predica agli Uccelli - Assisi Basilica s. |
1.
«Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi.
In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche
come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una
madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’
Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et
governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba».
2.
Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa
dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in
lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e
dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel
cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di
malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli
esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e
maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che «geme
e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22). Dimentichiamo che
noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è
costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci
dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora.
San
Francesco d’Assisi
10.
Non voglio procedere in questa Enciclica senza ricorrere a un
esempio bello e motivante. Ho preso il suo nome come guida e come
ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo
che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che
è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e
autenticità. E’ il santo patrono di tutti quelli che studiano e
lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono
cristiani. Egli manifestò un’attenzione particolare verso la
creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Amava ed era
amato per la sua gioia, la sua dedizione generosa, il suo cuore
universale. Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità
e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e
con se stesso. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili
la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri,
l’impegno nella società e la pace interiore.
11.
La sua testimonianza ci mostra anche che l’ecologia integrale
richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio delle
scienze esatte o della biologia e ci collegano con l’essenza
dell’umano. Così come succede quando ci innamoriamo di una
persona, ogni volta che Francesco guardava il sole, la luna, gli
animali più piccoli, la sua reazione era cantare, coinvolgendo nella
sua lode tutte le altre creature. Egli entrava in comunicazione con
tutto il creato, e predicava persino ai fiori e «li invitava a
lodare e amare Iddio, come esseri dotati di ragione». La sua
reazione era molto più che un apprezzamento intellettuale o un
calcolo economico, perché per lui qualsiasi creatura era una
sorella, unita a lui con vincoli di affetto. Per questo si sentiva
chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste. Il suo discepolo
san Bonaventura narrava che lui, «considerando che tutte le cose
hanno un’origine comune, si sentiva ricolmo di pietà ancora
maggiore e chiamava le creature, per quanto piccole, con il nome di
fratello o sorella». Questa convinzione non può essere disprezzata
come un romanticismo irrazionale, perché influisce sulle scelte che
determinano il nostro comportamento. Se noi ci accostiamo alla natura
e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla
meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e
della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri
atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del
mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite
ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo
intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura
scaturiranno in maniera spontanea. La povertà e l’austerità di
san Francesco non erano un ascetismo solamente esteriore, ma qualcosa
di più radicale: una rinuncia a fare della realtà un mero oggetto
di uso e di dominio.
12.
D’altra
parte, san Francesco, fedele alla Scrittura, ci propone di
riconoscere la natura come uno splendido libro nel quale Dio ci parla
e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà:
«Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si
contempla il loro autore» (Sap
13,5)
e «la sua eterna potenza e divinità vengono contemplate e comprese
dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute» (Rm
1,20).
Per questo chiedeva che nel convento si lasciasse sempre una parte
dell’orto non coltivata, perché vi crescessero le erbe selvatiche,
in modo che quanti le avrebbero ammirate potessero elevare il
pensiero a Dio, autore di tanta bellezza. Il mondo è qualcosa di più
che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo
nella letizia e nella lode.
Il
mio appello
13.
La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la
preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno
sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose
possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia
indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato.
L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la
nostra casa comune. Desidero esprimere riconoscenza, incoraggiare e
ringraziare tutti coloro che, nei più svariati settori dell’attività
umana, stanno lavorando per garantire la protezione della casa che
condividiamo. Meritano una gratitudine speciale quanti lottano con
vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado
ambientale nella vita dei più poveri del mondo. I giovani esigono da
noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si
pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi
ambientale e alle sofferenze degli esclusi.
246.
Dopo questa prolungata riflessione, gioiosa e drammatica insieme,
propongo due preghiere, una che possiamo condividere tutti quanti
crediamo in un Dio creatore onnipotente, e un’altra affinché noi
cristiani sappiamo assumere gli impegni verso il creato che il
Vangelo di Gesù ci propone.
Dio
Onnipotente,
che sei presente in tutto l’universo
e nella più
piccola delle tue creature,
Tu che circondi con la tua tenerezza
tutto quanto esiste,
riversa in noi la forza del tuo
amore
affinché ci prendiamo cura
della vita e della
bellezza.
Inondaci di pace, perché viviamo come fratelli e
sorelle
senza nuocere a nessuno.
O Dio dei poveri,
aiutaci a
riscattare gli abbandonati
e i dimenticati di questa terra
che
tanto valgono ai tuoi occhi.
Risana la nostra vita,
affinché
proteggiamo il mondo e non lo deprediamo,
affinché seminiamo
bellezza
e non inquinamento e distruzione.
Tocca i cuori
di
quanti cercano solo vantaggi
a spese dei poveri e della
terra.
Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa,
a
contemplare con stupore,
a riconoscere che siamo profondamente
uniti
con tutte le creature
nel nostro cammino verso la tua
luce infinita.
Grazie perché sei con noi tutti i
giorni.
Sostienici, per favore, nella nostra lotta
per la
giustizia, l’amore e la pace.
Ti
lodiamo, Padre, con tutte le tue creature,
che sono uscite dalla
tua mano potente.
Sono tue, e sono colme della tua presenza
e
della tua tenerezza.
Laudato si’!
Figlio
di Dio, Gesù,
da te sono state create tutte le cose.
Hai preso
forma nel seno materno di Maria,
ti sei fatto parte di questa
terra,
e hai guardato questo mondo con occhi umani.
Oggi sei
vivo in ogni creatura
con la tua gloria di risorto.
Laudato
si’!
Spirito
Santo, che con la tua luce
orienti questo mondo verso l’amore
del Padre
e accompagni il gemito della creazione,
tu pure vivi
nei nostri cuori
per spingerci al bene.
Laudato si’!
Signore
Dio, Uno e Trino,
comunità stupenda di amore infinito,
insegnaci
a contemplarti
nella bellezza dell’universo,
dove tutto ci
parla di te.
Risveglia la nostra lode e la nostra gratitudine
per
ogni essere che hai creato.
Donaci la grazia di sentirci
intimamente uniti
con tutto ciò che esiste.
Dio d’amore,
mostraci il nostro posto in questo mondo
come strumenti del tuo
affetto
per tutti gli esseri di questa terra,
perché nemmeno
uno di essi è dimenticato da te.
Illumina i padroni del potere e
del denaro
perché non cadano nel peccato dell’indifferenza,
amino
il bene comune, promuovano i deboli,
e abbiano cura di questo
mondo che abitiamo.
I poveri e la terra stanno gridando:
Signore,
prendi noi col tuo potere e la tua luce,
per proteggere ogni
vita,
per preparare un futuro migliore,
affinché venga il tuo
Regno
di giustizia, di pace, di amore e di bellezza.
Laudato
si’!
Amen.
Dato
a Roma, presso San Pietro, il 24 maggio, Solennità di Pentecoste,
dell’anno 2015, terzo del mio Pontificato.
Franciscus
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