“… perchè,
dopo il Tabernacolo, la casa del povero è più vicino al cielo.”
E’
l’indicazione dei luoghi della carità e
dell’apostolato descritta da padre Sosio Del Prete nella sua
personale narrazione affidata ad un manoscritto autobiografico in
parte pubblicato nel libro “Il cielo in terra”, stampato in due
edizioni (2001 e 2008) in memoria del frate francescano fondatore
delle Piccole Ancelle di Cristo Re e per perorarne la causa di
beatificazione.
Padre
Sosio Del Prete (1885-1952) è stato dichiarato Venerabile il 26
aprile 2016 da Papa Francesco, e dopo le celebrazioni che hanno
coinvolto la Diocesi di Napoli e le Piccole Ancelle anche
Frattamaggiore, città ove egli nacque e visse la sua vocazione
giovanile, il 14 gennaio 2017 ha avuto l’occasione di partecipare
solennemente alla lettura del Decreto di Venerabilità durante la
Santa Messa vespertina presieduta da Mons. Angelo Spinillo Vescovo di
Aversa.
Varie
pubblicazioni, articoli libri monografie ed un portale ufficiale in
rete, hanno ampiamente trattato l’opera e la vita del Venerabile
padre Sosio, mettendone in risalto gli aspetti legati alla
spiritualità francescana, alla vocazione giovanile nel luogo natio,
agli orientamenti artistici e musicali, alla consacrazione
sacerdotale e alla sua opera di fondatore delle Piccole Ancelle di
Cristo Re insieme con la Serva di Dio Antonietta Giugliano
(1909-1960).
Il
lavorio interiore di Sosio Del Prete, legato alla vocazione religiosa
e alla personale riflessione del suo discernimento spirituale, ha
trovato eccellenti riscontri in molte presentazioni storiche e
agiografiche, specialmente in quelle operate da Padre
Teodosio Muriaudo, da
Ferdinando
D'Ambrosio, da
Ulderico Parente, da Suor
Antonietta Tuccillo, da
Gennaro Luongo e da Antonio
Vincenzo Nazzaro.
L’Eucaristia,
il Tabernacolo, insieme con l’impegno ad operare per i poveri,
rivolgendosi alla loro casa e ai loro bisogni, rappresentano per
padre Sosio gli aspetti fondamentali della sua esperienza di Dio.
Questi
aspetti emergono con chiarezza sia dalla narrazione personale di
padre Sossio che possiamo leggere di seguito nei brani del
manoscritto autobiografico pubblicati da suor Antonietta Tuccillo, e
sia dalla riflessione teologica di Mons. Bruno Forte posta come
prefazione al libro “Il cielo in terra”.
«Ad
Afragola, nel celebre Santuario antoniano, come Vicario ed organista
[…], nella pace solenne del Convento, tornavano e si maturavano
nella coscienza del Padre quelle belle parole di N.S. Gesù Cristo:
“Quello che farete ad uno dei miei poverelli, lo riterrò fatto a
me stesso”. L’animo suo, francescanamente chino verso le cose
umili buone, volle dare una giustificazione ed una conferma alle
parole di Dio. E vi torna con maggiore maturità di coscienza per un
maggiore approfondimento del valore dell’uomo e dei suoi destini.
Senza trascurare i suoi doveri in Convento, si diede tutto ad una
vita di apostolato […] di carità verso i poverelli del paese e
verso i bisognosi di aiuto e di conforto. A quest’apostolato, lui
si dedicava con tutto lo slancio e la dedizione più generosa della
sua anima sacerdotale […]. Per essere sempre pronto, Padre Sosio
Del Prete si faceva trovare sempre o in coro a pregare od in
confessionale ove ascoltava le sante confessioni. A questo attendeva
quasi sempre dalle 5 alle 6 ore al giorno e non si risparmiava mai;
era sempre pronto ad accorrere o per confessione o per assistenza o
per amministrazione dei S. Sacramenti agli infermi, dovunque venisse
chiamato ed in qualsiasi ora, sia di giorno che di notte».
«Ma
dove intensificò questo apostolato di bene e di carità fu verso i
poverelli ed i bisognosi, o come egli li chiamava “le pupille degli
occhi di Dio”. Amava assai i poverelli e da essi era pure riamato
con grande affetto, chiamandolo loro padre e loro benefattore nonché
loro amico. Per questo quando usciva dal Convento era seguito sempre
da un seguito di poverelli e di ragazzi ed a tutti dava qualcosa o
pane od altro cibo che per loro siera privato di mangiare a
refettorio. Pensava continuamente ai poverelli, li provvedeva di
quanto potevano avere bisogno, distribuendo a loro, col permesso dei
superiori, tutto ciò che riceveva dai suoi benefattori e da altri.
Molte volte la madre gli notava la mancanza ora di calze, ora di
camice, ora di lenzuola, ora di altri capi di biancheria e si
logoravano il cervello pensando chi mai avesse potuto sottrargli dal
guardaroba di casa sua, tutti quei capi di biancheria ed allora si
inquietavano quando venivano a sapere che era stato lui a
distribuirla ai poverelli bisognosi.
Il
cuore del Padre verso i poverelli era tenerissimo. Si inteneriva
subito al racconto di qualche miseria e si calmava solo quando era
riuscito a portare un sollievo a qualche dolore ed a lenire qualche
miseria. Non risparmiava fatica, non conosceva intemperie nelle
rigide stagioni, sempre di giorno e di notte si portava dovunque
fosse richiesta la sua opera di carità e di apostolato verso i
poverelli. A proposito di ciò, diceva sovente di ritenerlo a più
grande grazia, se il Signore, nella Sua bontà infinita, si fosse
degnato di chiamarlo o mentre celebrava la S. Messa, o mentre
assisteva un poverello infermo, perché, dopo il Tabernacolo, la
casa del povero è più vicino al cielo».
Dalla
prefazione di Mons. Bruno Forte
Dove
abita Dio? Padre Sossio Del Prete - fondatore insieme a Madre
Antonietta Giugliano delle Piccole Ancelle di Cristo Re - ha risposto
a questa domanda anzitutto con la sua vita, che è stata
costantemente rivolta ai due luoghi privilegiati, dove egli aveva
riconosciuti e incontrati la divina Presenza: il Tabernacolo, vera
tenda di Dio fra gli uomini; e i poveri, i più vicini al cielo.
Questi due luoghi li vedeva rappresentati e come congiunti nel luogo
supremo dove l'Eterno si è detto nel tempo: la Croce. «Ai piedi
della Croce sono sbocciati due fiori, si sono svegliate due passioni,
le più belle, le più umane, le più divine: l'amore a Dio e l'amore
agli uomini» (n. 244). Dove il Povero muore abbandonato, tutti i
poveri di tutti i tempi e i luoghi della storia sono rappresentati:
il Suo amore crocifisso li accoglie tutti, li raggiunge tutti e
chiede di essere riamato amando loro. […]
È
da questi luoghi dell'incontro con la divina presenza dell'Amato che
Padre Sossio ha attinto il suo programma, la regola di vita e il
progetto della sua opera: farsi povero per accogliere; andare ai
poveri per donare. Vero figlio di San Francesco, egli ha compreso che
la povertà è al tempo stesso la condizione per lasciarsi amare da
Dio e la sorgente dell'amore al prossimo, che bussa alla porta del
nostro cuore con la sua povertà. I bisogni del povero sono i diritti
nei nostri confronti: il riconoscerci poveri davanti a Dio è la via
che ci consente di lasciarci arricchire da Lui di quei doni, con cui
solo potremo corrispondere alla domanda del povero. È ancora una
volta Colui che si è fatto povero per noi a riassumere
nell'eloquenza silenziosa del dono supremo questo programma, che
tutto abbraccia: «Gesù adorabile [...] la vostra Croce è una
cattedra che insegna all'umanità le parole della vita. Nessuna
cattedra è più eloquente della vostra Croce, intrisa del vostro
sangue. Nessuna rivelazione è più sublime di questa che ci
lasciaste nelle ultime ore della vostra agonia». (n. 246). Amare
Gesù Crocifisso, spogliato di tutto, contemplarlo nel Suo abbandono,
seguirlo sulla via del crocifisso amore, per la forza che Lui stesso
irradia su di noi dal pane di vita: ecco la spiritualità di Padre
Sossio, detta negli innumerevoli frammenti dei suoi testi, quasi
tutti occasionali e legati al servizio della predicazione e della
formazione. Un messaggio forte, trasmesso attraverso la povertà dei
mezzi, nella fragile consistenza di una forma, totalmente finalizzata
a far passare la dolce, nutriente potenza del contenuto.

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