lunedì 24 dicembre 2018

Presepio Francescano e memoria comunitaria

Chiesa e Convento francescano di Santa Caterina - Grumo N. 
1. I tratti antichi della storia del presepio si rinvengono nei primi secoli del cristianesimo, in molte testimonianze letterarie e archeologiche. Una testimonianza letteraria è quella di San Girolamo, il quale nel 404 scrisse alla discepola Eustochio che l'altra discepola Paola, visitando la Terra Santa ed entrando in Betlemme, aveva sostato allo Specum Salvatoris ove notò lo stabulum, una mangiatoia scavata nella roccia, ove Gesù era nato. Alcune testimonianze archeologiche rimandano al prototipo del presepio, ad una scena della Natività presentata e ricostruita con la presenza del bue e dell'asino, in aderenza simbolica alle parole del profeta Isaia: "Dice il Signore: Cielo e terra, fate attenzione a quel che sto per dirvi! Ho cresciuto dei figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Ogni bue riconosce il suo padrone e ogni asino chi gli dà da mangiare: Israele, mio popolo non comprende, non mi conosce come suo Signore." (Is 1, 2-3). 
Una delle sette Basiliche di Roma, Santa Maria Maggiore, fin dal VI secolo fu denominata Sancta Maria ad Praesepem, o ad Praesepe, che in effetti era un oratorio che riproduceva la grotta di Betlemme ed in esso veniva venerata anche una reliquia della culla del Bambino.
La tradizione popolare cattolica è solita fare riferimento alla notte di Natale del 1223, per indicare la data d'origine della diffusione della pratica del presepe. In effetti in quella notte San Francesco d'Assisi, nel monastero reatino di Greccio, volle rappresentare in modo vivo e sentito il mistero del Natale (FF - Tommaso da Celano, Vita di S. Francesco d'Assisi e Trattato di Miracoli); recuperando uno spirito di religiosità antica che già si esprimeva da parte delle plebi contadine del medioevo a contatto con la pietà e la cultura dei monasteri benedettini. Come per molte delle attività iniziate dal Padre Serafico, si ebbe quasi subito l'acquisizione popolare dell'iniziativa e la sua celebrazione nelle opere pittoriche o scultoree degli artisti più famosi (Giotto, Magister Conxolus, Botticelli, Gentile da Fabriano...); e in modo particolare, con episodi leggendari e rappresentazioni pittoresche barocche, nel presepe napoletano.
2. La motivazione principale della costruzione del presepio rimanda ad una riflessione di carattere teologico e devozionale: il presepio costruito per ricordare ed attualizzare l'esperienza interiore del Natale di Gesù Cristo era ed è un elemento amato e concreto della fede cristiana, una sua manifestazione schietta e semplice, capace di evidenziare con immediatezza il messaggio evangelico della Incarnazione del Figlio di Dio, nella naturalezza dell'antico mondo agro-pastorale, comprensibile anche ai più piccoli. Il presepe diviene espressione artistica visibile del Mistero della Nascita del Salvatore, e si pone come episodio coerente di quella Bibbia dei Poveri, e di quella storia sacra che veniva dai monaci e dagli artisti predisposta e dalle plebi incolte letta e contemplata nelle immagini, negli affreschi e nelle sculture delle Chiese e dei Monasteri. Una storia sacra significata soprattutto in quelle opere che come il presepe suscitavano una immediata comprensione popolare. A questa comprensione aveva fatto riferimento lo stesso San Francesco d'Assisi allestendo il presepe vivente di Greccio la notte di Natale del 1223, riconducendo nell'ambito della semplicità francescana la rappresentazione principale della benedettina Bibbia dei Poveri. 
3. D'altro canto non è mancato un certo riferimento francescano nella cultura religiosa locale, nell'immaginario collettivo della gente antica che ricorda l'importanza rivestita dalla comunità alcantarina del convento di Santa Caterina e di San Pasquale di Grumo Nevano, e ricorda quel luogo come una importante meta religiosa nella locale esperienza spirituale e natalizia. 
A quella comunità si era rivolto nel 1820, giovane postulante, il beato Modestino di Gesù e Maria per incamminarsi nei sentieri della vita e della santità francescana. Ebbene la leggenda popolare fornisce tanti episodi connessi al beato sulla scia dei Fioretti, e ricorda la collocazione della sua immagine sugli altarini familiari costruiti a mo' di presepi sui mobili alti delle camere antiche; si ritrova a raccontare le sue apparizioni per aiutare gli anziani ad illuminare le edicole votive agli angoli dei vicoli bui. 
Sicuramente appartenente all'humus storico-culturale del paese antico l'esperienza del beato Modestino non è isolata dal contesto locale: la sua devozione animatrice della sua grande vocazione religiosa fu orientata alla Madre del Buon Consiglio, allo stesso titolo della Madonna che all'inizio dell'800, a partire dalla religiosità alfonsiana e dalle iniziative dei vescovi di casa Lupoli, venne fortemente onorato nella Fratta del tempo, nella chiesa del Ritiro e nella iconografia presente nelle chiese di San Sossio e di Sant'Antonio, e nelle edicole votive dei palazzi e dei vicoli. E in tanta religiosità grande era la dimensione della devozione del Natale. 

Giotto: Il presepe di Greccio - Assisi
Dalle Fonti Francescane (FF):
Fra Tommaso da Celano, Vita di S. Francesco d'Assisi e Trattato dei Miracoli (capitolo XXX: Del presepio preparato la notte del Natale), Ediz. La Porziuncola, S. Maria degli Angeli - Assisi 1982, Traduzione di Fausta Casolini, pp. 90-93.

"La sua maggior cura (di S.Francesco), il suo più vivo desiderio, il suo supremo proposito era di osservare in tutto e sempre il santo Vangelo, e perfettamente, con ogni vigilanza e premura, con tutto il desiderio della mente e tutto il fervore del cuore seguire gli insegnamenti e imitare gli esempi del Signor nostro Gesù Cristo. Continuamente ricordava e meditava le parole di Lui, e con acutissima considerazione ne teneva davanti agli occhi le opere. Specialmente l'umiltà dell'Incarnazione e la carità della Passione gli erano presenti alla memoria, così che raramente voleva pensare ad altro. E' da ricordare a questo proposito e da celebrare con riverenza quanto fece, tre anni prima di morire, presso Greccio, il giorno di Natale del Signor nostro Gesù Cristo.
Viveva in quel territorio un tale di nome Giovanni di buona fama e di vita anche migliore, assai amato dal beato Francesco, perché, pur essendo di nobile del sangue, ambiva solo la nobiltà dello spirito. Il beato Francesco, circa quindici giorni prima del Natale, lo fece chiamare, come faceva spesso, e gli disse: "se hai piacere che celebriamo a Greccio questa festa del Signore, precedimi e prepara quanto ti dico. Vorrei raffigurare il Bambino nato in Bethlehem, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si trovava per la mancanza di quanto occorre a un neonato; come fu adagiato in una greppia, e come tra il bove e l'asinello sul fieno si giaceva". Uditolo quell'uomo buono e pio se ne andò in fretta e preparò nel luogo designato tutto ciò che il Santo aveva detto.
85. Giunge il giorno della letizia, il tempo dell'esultanza; sono convocati i frati da parecchi luoghi, e gli uomini e le donne della regione festanti portano, ognuno secondo che può, ceri e fiaccole per rischiarare la notte, che con il suo astro scintillante illuminò i giorni e gli anni tutti. Giunge infine il Santo di Dio, vede tutto preparato e ne gode; si dispone la greppia, si porta il fieno, son menati il bue e l'asino. Si onora ivi la semplicità, si esalta la povertà, si loda l'umiltà, e Greccio si trasforma quasi in una nuova Bethlehem. La notte riluce come pieno giorno, notte deliziosa per gli uomini e per gli animali; le folle che accorrono si allietano di nuovo gaudio davanti al rinnovato mistero; la selva risuona di voci, e gli  inni di giubilo fanno eco le rupi. Cantano i frati le lodi del Signore, e tutta la notte trascorre in festa; il santo di Dio se ne sta davanti al presepio, pien di sospiri, compunto di pietà e pervaso di gioia ineffabile. Si celebra il solenne rito della Messa sul presepio, e il sacerdote gusta un'insolita consolazione. 
86. Il santo di Dio si veste da levita, perchè era diacono, e canta con voce sonora il santo Evangelo; quella voce robusta, dolce, limpida, canora invita tutti alla suprema ricompensa. Poi predica al popolo e dice dolcissime cose sulla natività del Re povero e sulla piccola città di Bethlehem. Spesso volte, pure, quando voleva chiamare Cristo col nome di Gesù, infiammato d'immenso amore, lo chiamava il Bimbo di Bethlehem, e a guisa di pecora che bela, dicendo Bethlehem riempiva la bocca con la voce o, meglio, con la dolcezza della commozione; e nel nominare Gesù o Bambino di Bethlehem, con la lingua si lambiva le labbra, gustando anche col palato tutta la dolcezza di quella parola. Si moltiplicano là i doni dell'Onnipotente, e un uomo assai virtuoso vi ha una mirabil visione. Vedeva nel presepio giacere un bambinello senza vita; e accostarglisi il Santo e svegliarlo da quella specie di sonno profondo. Ma tal visione era in disaccordo con la realtà; giacché il Bambino Gesù nei cuori di molti, ove era dimenticato, per la sua grazia veniva  risuscitato dal santo servo suo Francesco, il suo ricordo profondamente impresso nella loro memoria. Terminata finalmente la veglia solenne, ognuno se ne tornò a casa con gioia. 
87. Il fieno posto nella mangiatoia fu conservato, affinché‚ per esso il Signore guarisse i giumenti e gli altri animali moltiplicando la misericordia. E veramente è avvenuto che parecchi animali colpiti da varie malattie, nella regione circostante, dopo aver mangiato un po' di quel fieno, furono sanati. Anzi anche alcune donne in lungo e difficile parto, postosi indosso un poco del detto fieno, felicemente han partorito, e molti uomini e donne con tal mezzo sono scampati da vari mali. Ora quel luogo è stato consacrato al Signore, e vi è stato costruito un altare in onore di san Francesco e dedicatagli una chiesa, affinché‚ laddove gli animali un tempo mangiarono il fieno, ivi ora gli uomini possano, per la salute dell'anima e del corpo, mangiare le carni dell'Agnello immacolato e incontaminato, Gesù Cristo Signore nostro, il quale con infinito indicibile amore diede se stesso per noi; ed ora col Padre e con lo Spirito santo vive e regna, Dio eternamente glorioso, nei secoli dei secoli.
Amen, Alleluia, Alleluia”.